I nuovi servizi di cura sul territorio
Per portare i servizi sanitari sempre più vicino a casa e ai bisogni delle persone, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), finalizzato alla modernizzazione del Paese dopo la pandemia Covid-19, nell’ambito della missione 6 dedicata alla salute ha destinato delle risorse al rafforzamento dell’assistenza territoriale e alla riforma della sua organizzazione (regolata dal decreto del ministero della Salute 77/2022) con l’istituzione di nuovi servizi di cura, quali: case della comunità, ospedali di comunità e centrali operative territoriali.

Con i fondi del Pnrr verranno realizzate 1350 case della comunità in tutta Italia (all’interno di edifici già esistenti o di nuova costruzione).
La casa della comunità (cdc) è una struttura capillare su tutto il territorio nazionale, dove opera un’equipe multidisciplinare formata da: medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, infermieri di famiglia (chiamati anche “infermieri di comunità”, con il compito di intercettare precocemente le fragilità e i bisogni di assistenza sanitaria e sociale al domicilio, di monitorare i percorsi di cura dei pazienti cronici, di supportare il caregiver e di promuovere i corretti stili di vita), assistenti sociali e altri professionisti della salute (come psicologi, fisioterapisti e ostetrici).
Sulla base del bacino di utenza in cui è inserita la casa della comunità e in funzione del numero e della tipologia dei servizi che eroga, si distingue in:
- casa della comunità hub, aperta h24, 7 giorni su 7, presente ogni 40-50mila abitanti, con i seguenti servizi:
• cure primarie (attraverso medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e infermieri di famiglia o comunità)
• punto unico di accesso (pua) ai servizi sanitari (come l’assistenza domiciliare), sociosanitari (come rsa e centri diurni) e sociali (assistenza sociale, contributi), che accoglie, informa e orienta verso i servizi competenti sul territorio in base al bisogno del cittadino
• assistenza domiciliare
• specialistica ambulatoriale per le patologie più frequenti
• assistenza infermieristica (per medicazioni, iniezioni, pronto intervento per codici bianchi, gestione delle patologie croniche)
• sistema di prenotazione di visite ed esami collegati al cup
• servizi sociali
• associazioni di promozione alla salute e di supporto a pazienti e caregiver
• esami diagnostici di base (ecografia, spirometria, elettrocardiogramma)
• continuità assistenziale (ex guardia medica)
• punto prelievi
• sono facoltativi: consultorio per adulti e minori; screening oncologici; servizi per la salute mentale, le dipendenze patologiche e la neuropsichiatria per l’infanzia e l’adolescenza; medicina dello sport, vaccinazioni.
- casa della comunità spoke, aperta h12, 6 giorni su 7, che a differenza di quella hub, non ha l’obbligo di fornire né i servizi diagnostici, né la continuità assistenziale, né il punto prelievi, oltre al resto dei servizi facoltativi per la struttura hub.
Con i fondi del Pnrr verranno realizzate 600 centrali operative territoriali in tutta Italia.
La centrale operativa territoriale (cot), una ogni 100mila abitanti, è operativa 7 giorni su 7 gestita da infermieri e ha il compito di garantire la continuità delle cure sul territorio e tra ospedale e territorio.
Gli infermieri della cot, infatti, coordinano e attivano i servizi assistenziali (sanitari, sociosanitari e sociali) necessari per un’adeguata presa in carico della persona fragile dopo un ricovero o segnalata al domicilio, evitando che la famiglia sia lasciata sola a gestire il bisogno.
La cot, a seconda delle esigenze del malato, organizza il trasferimento dall’ospedale per acuti all’ospedale di comunità o a una struttura riabilitativa, una rsa o un hospice.
Oppure, in fase di dimissione ospedaliera può attivare le cure domiciliari o i servizi sociali.
Mentre per chi è già in cura a casa propria, o in una struttura intermedia, ma ha subìto un peggioramento, la cot può richiedere il ricovero in ospedale o in rsa, l’attivazione delle cure palliative o l’iscrizione al centro diurno.
Con i fondi del Pnrr verranno realizzate 400 ospedali di comunità in tutta Italia.
L’ospedale di comunità (odc) è una struttura di degenza con 15-20 posti letto, che svolge una funzione intermedia tra l’assistenza domiciliare e il ricovero ospedaliero.
E’ prevista la realizzazione di un ospedale di comunità, ogni 100mila abitanti su tutto il territorio nazionale.
All’interno di queste strutture l’assistenza infermieristica è garantita nelle 24 ore, 7 giorni su 7, con il supporto degli operatori sociosanitari.
Mentre l’assistenza medica viene fornita per 4,5 ore al giorno, 6 giorni su 7.
Nell’ospedale di comunità vengono accolti i pazienti che dopo un ricovero in un reparto per acuti (per esempio, a seguito di un ictus o un trauma ortopedico), superata la fase critica, hanno ancora bisogno di cure.
Il paziente può avere necessità di completare la terapia con monitoraggio costante, di terminare l’iter riabilitativo o di iniziare la nutrizione artificiale.
Ma il paziente può essere inviato anche dal domicilio all’ospedale di comunità su richiesta del medico curante o della centrale operativa territoriale.
Il motivo potrebbe essere l’aggravamento della patologia cronica di cui soffre, che non richiede però un ricovero in ospedale (destinato ai casi acuti).
La durata della degenza è di massimo 30 giorni (prorogabili in situazioni eccezionali).
Gli obiettivi dell’ospedale di comunità sono: evitare ricoveri ospedalieri inappropriati e favorire dimissioni protette in luoghi più idonei della propria casa, consentendo nel frattempo alla famiglia di adeguare lo spazio domestico alle nuove esigenze del malato.